In esclusiva su Raiplay: l’Eracle di Euripide al Teatro Greco di Siracusa, regia di Emma Dante
- Valentina Colombi
- 10 apr 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Raiplay offre l'occasione di rivivere le emozioni della messainscena della regista catanese nella suggestiva cornice del Teatro Greco di Siracusa.

Quella che Emma Dante, per la traduzione di Giorgio Ieranò, propone è una originale rilettura in chiave femminile di questa tragedia di Euripide, il cui protagonista, Eracle, è un eroe fragile che piange e urla in preda alla disperazione per aver sterminato la propria famiglia, la cui forza virile nulla può contro le trame della nemica giurata Era.
Per lui l’unica possibilità di riscatto resta l’accettazione del proprio destino, non come un figlio di Zeus, ma come un uomo o, forse, ancor di più, come una donna.
A sottolineare l’interesse della regista siciliana più per l’interiorità dell’eroe che per la sua forza fisica è proprio una donna Mariagiulia Colace ad indossare i panni del semidio.
E non soltanto.
Infatti sono tutte donne ad interpretare i protagonisti maschili.
Tutti tranne Naike Anna Silipo, un’intensa Megara, moglie dell’eroe greco, l’unica in abiti femminili. E sono Donne i suoi tre figli, Sena Lippi, Arianna Pozzoli e Isabella Sciortino, ed è una donna il crudele tiranno di Lico, Patricia Zanco, assassino di Creonte, re di Tebe, padre di Megara, così come è una donna il commovente Anfitrione di Serena Barone, un vecchio sulla sedia a rotelle.
‘’La donna aspetta, subisce, si sacrifica, sacrifica i figli, va in esilio o negli inferi, compie viaggi solitari e terribili, spesso prendendo su di sé le colpe dei padri e dei mariti.’’ E. Dante
Emma Dante rovescia la consuetudine teatrale del IV secolo, secondo cui gli uomini erano gli unici a poter calcare il proscenio, interpretando quindi anche i personaggi femminili. E stravolge anche la storia di Euripide, facendo entrare in scena sin dall’inizio i personaggi in una sorta di ‘street parade’ moderna, scandita dal ritmo dei tamburi del Coro dei Tebani, (composto quest’ultimo da soli attori maschi come da tradizione), lasciando che siano essi stessi a presentarsi.). Nella versione presentata dalla regista a Siracusa, i protagonisti conservano la propria femminilità nei capelli lunghi e nella fisicità che non viene mascherata, anzi viene esaltata dai costumi di Vanessa Sannino. I personaggi di Eracle e Teseo, l’amico fidato, sono uomini e umani prima ancora che divinità. Sono generosi e si sacrificano, come (le) donne, ma proprio per questo sono esposti alla crudeltà degli dei capricciosi e vendicativi, in una lotta atavica in cui il bene (gli umani) è nettamente separato dal male (le divinità).
‘’Mi interessa cercare la femminilità, la fragilità, dentro un corpo maschile muscoloso e arrogante. ‘’ E. Dante
I protagonisti si muovono al ritmo della Techno oppure piangono e si disperano sulle struggenti note delle musiche di scena firmate da Serena Ganci, all’interno delle suggestive scene di Carmine Maringola: un cimitero la cui parete di fondo sembra un’enorme lapide di marmo su cui campeggiano fotografie in bianco e nero di defunti e cinque enormi vasche piene d’acqua che da ‘fonti battesimali’ in cui Megara purifica i propri figli prima del sacrificio, si trasformano nelle loro tombe.

Grandi croci mulinano acqua dalle vasche, lentamente, come fossero lancette di un orologio, quasi a scandire il tempo che separa Megara e i suoi figli dalla morte annunciata. Anche nella scelta di una messainscena in ‘bianco e nero’ viene rappresenta la distanza, l’opposizione tra l’alto e il basso, tra l’Olimpo e la Terra, tra la fatica degli uomini nello stare al mondo e i capricci degli dei che di loro si prendono gioco. Tanti i rimandi alla terra d’origine della regista: le processioni funebri siciliane, gli ornamenti delle statue votive della tradizione cattolica, il marcato accento palermitano di Anfitrione. Nel coro maschile che ricorda le vecchie prefiche venute a piangere i morti ancora prima che gli omicidi vengano compiuti e nei cui passi lenti e costumi neri, risuona forte la tradizione (femminile) legata al culto dei defunti. Ed anche nei due copricapi di Megara, uno regale a sette punte ed uno sacrificale tempestato di fiori, ispirati a quelli con i quali vengono adornate le sante in processione.
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’Indagherò che faccia ha il potere. E’ vero che è una cosa cui ambiscono solo gli uomini?’’ E.Dante
La stessa regista ha definito il suo Eracle tutto al femminile come ‘un gioco teatrale’, riferendosi al fatto che nel teatro antico fossero soltanto i maschi a recitare, interpretando anche i ruoli femminili. Un gioco teatrale che, a nostro avviso, rimanda alle lotte delle donne contro il potere precostituito e alla ri-appropriazione di ciò che per secoli è stato loro negato: interpretare/essere un eroe.
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