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PENELOPE ON BOARD #1 Πάντα ῥεῖ. Tutto scorre

Aggiornamento: 11 lug 2019

A grande velocità ripercorro il primo tratto del viaggio iniziato lo scorso Maggio: Atene-Engina-Poros.

Poiché il traghetto andrà anche oltre Atene-Engina-Poros, ripenso a Hydra, Hermioni e Spezai, isole tra le mie preferite per la loro bellezza e modestia. Farla così a ritroso e “a tutta birra’, avrei detto a 12 anni, mi emoziona e mi dà la sensazione di vivere un rewind tra i ricordi. La prima notte in rada nel Golfo di Poros, completamenti soli, con l’ombra di un relitto di un peschereccio a farci compagnia. La tartaruga, il giorno dopo, la prima di una lunga serie, per fortuna, avvistata durante la stagione. Ma credendo in quel momento che quella fosse la mia unica occasione, ho cercato di seguirla prima con lo sguardo e poi con il binocolo per almeno un’ora, augurandomi di vederla riemergere nella direzione del mio sguardo. La prima lunga veleggiata col mare piatto, proprio qui davanti a Egina, la prima entrata notturna in porto, con l’attenzione e l’adrenalina ‘a palla’.


L’apprensione nel lasciare Duna, la nostra barca a vela, al sicuro nel porto, per esplorare l’isola in sella ad uno scoppiettante cinquantino alla ricerca della caletta più recondita, e le birre, l’ouzo, il tramonto, il bagno nudi e il cameriere del ristorante più sperduto dell’isola, aperto quel giorno in occasione di un funerale.

Essendo allora il mio greco ancora da rodare, non che adesso sia davvero migliorato, quando il gentil signore mi rese al corrente della straordinaria apertura infrasettimanale, io gli elargii uno dei miei sorrisi più smaglianti, credendo che mi stesse parlando di un compleanno, e non della festa di commiato ad un uomo dipartito. Ebbene sì, ricordo anche la mia prima ‘grezza’ della stagione. E in questo viaggio temporale a ritroso sono sul dorso di un Greek Seaway, un rude traghetto greco, preso dopo aver lasciato la nostra Delfina Duna a riposare nei caldi mari del sud della Turchia. E questa immagine mi riporta in breve al punto di partenza, Poros, dove tutto, lo scorso maggio, ha avuto inizio. Il ricordo, la mia memoria, spesso inondata dalla mia fervida immaginazione, che a volte associa eventi distanti e altre ne ingigantisce di piccoli e altre ancora ne sminuisce di catastrofici, mi riporta ad una lunga camminata: ebbene sì, bisogna pure sgranchirle ogni tanto queste povere gambe anchilosate dal continuo rollio tra le onde.

Una lunga inerpicata su per il pendio che ospita i resti dei santuari di Apollo e di Atena Pronaia, sul Monte Parnaso, a Nord del Golfo di Corinto, dove il sacro oracolato di Delfi (Δελφοί) trovava luogo e dove nei tempi antichi si pensava vi fosse l’ombelico del mondo, l’omphalos (ομφαλός), l’antica pietra da cui la Pizia diffondeva i suoi vaticini, la stessa pietra usata appunto da Zeus, liberando due aquile in volo, per determinare il centro del mondo. Delfi, luogo sacro di collegamento con gli dei, con il divino, immerso in una natura dalla bellezza sconcertante, da lasciarti senza fiato.


 Isole Grenadine - Piccole Antille
Isole Grenadine - Piccole Antille

E questo viaggio del corpo e della mente mi riporta al un passato più vicino, più caldo per le temperature, ma più freddo per i brividi e per l’emozione di un nuovo viaggio, alla volta di isole sconosciute, dall’altra parte dell’Oceano, dove, per la prima volta salirò su una imbarcazione diversa dall’elegante e piccola Duna, per avventurarmi in una crociera alla scoperta delle Isole Grenadine, su un grande Catamarano di 42 piedi, nei Caraibi settentrionali, a Sud di Martinica, nelle Piccole Antille.

Le Grenadine. Un trionfo di piante e di fiori che sembrano di cera e che anche ‘di cera’ vengono chiamati, dai colori brillanti, dalle tante variazioni, dal verde al giallo al bianco, dal rosa, al rosso e al viola. Recisi in grandi vasche al mercato e per fortuna anche nel loro ambiente, nel giardino botanico di Martinica, nel mezzo della foresta pluviale. E il tripudio è anche di Punch al rum, miscelati con la locale frutta succosa messa ad insaporire in bottiglie dalle mille sfumature, sulle tavole del mercato, con le donne che ti offrono di assaggiarli in serie da cinque, già dalle otto del mattino. E con il pensiero mi rivedo lì tra tra banchi, muovermi tra verdura, spezie e frutta dai profumi sgargianti e dai colori profumati, a cercarne di succosa, per me e per gli ospiti della crociera, e pian piano scopro che è meglio scegliere quella dalla buccia raggrinzita, che protegge e nasconde i sapori più dolci. E tornano così, rapide allo sguardo della mente, le immagini delle spiagge bianche, ombreggiate da palme dai fusti dritti come fusi verso l’infinito sopra di loro, o chine, dolcemente inclinate dal vento spesso irruente, tese verso le onde, come lunghi colli di giraffe desiderose di dissetarsi. E rivedo i sorrisi degli uomini seduti sulle piccole canoe ad accoglierci nelle baie, negli anfratti e nei porti, con in mano conchiglie, pane di banane, frutta o cesti e con i loro sorrisi, incastonati tra occhi brillanti e stanchi, a volte tristi o intorpiditi. E vedo anche me, salita su una grande zattera, praticamente una villa sul mare, come cuoca di bordo, e sono lì tra le stoviglie, le cassette di verdura e le onde, che la nostra temporanea imbarcazione fende come una balenottera con il mal di pancia, a preparo primi, contorni e aperitivi per allietare me e tutto l’equipaggio.


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E i ricordi, i profumi, i colori, le immagini, le voci e le risate arrivano mentre sono qui, in tutt’altro luogo, seduta al tavolino di un bar, con la musica da discoteca anni 90 dalle casse sopra di me, dritta nelle mie povere orecchie, e penso a ieri, che ascoltando lo scrosciare dello scorrere dell’acqua di un piccolo torrente tra le rocce, nella riserva di Marturanum, nel Lazio, penso a tutto quello che ho visto, vissuto, gioito e sofferto in questo ultimo anno, anche se al mese di Maggio manca ancora qualche mese e rifletto e mi dico che tutto scorre, πάντα ῥεῖ , e che tutto ciò che esiste è soggetto alla legge del divenire e della trasformazione, e che anche io non potrò bagnarmi due volte nelle stesse acque, direbbe Eraclito, perché ogni cosa muta in continuazione.

A bit of Summer! ⛵️☀️


Ma la mia mente si, attraverso l’attività di alcuni neuroni che mantengono nel tempo quello che noi ricordiamo. E pare proprio che ciò accada attraverso un’azione di trasformazione della struttura stessa di questi neuroni. Ed è così che la mia mente potrà ridarmi l’illusione di tornare in quei luoghi e di ripercorrere quelle sensazioni attraverso il ricordo, che ora condivido con chi, come te, ha deciso di dedicare un momento della sua giornata alle mio pensiero che attraverso le mie parole, a volte un po’ retoriche, rivive nel presente un pezzetto di un passato che non esiste più. Panta rei, tutto scorre, si è vero, ma possiamo decidere di fermarci, qualche volta, e ricordare.

PENELOPE ON BOARD | Marzo 2019 di Maria Laura De Bardi

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